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Quanto costa avere un POS

In breve:

Il Pos prevede costi fissi e commissioni per il suo utilizzo, tra l’altro obbligatorio ma anche tanto gradito ai clienti. Ecco allora un articolo utile per orientarsi nella scelta del Pos migliore per il proprio giro d’affari, con una panoramica sulle commissioni e le novità più economiche presenti sul mercato.

Ormai avere un pos è obbligatorio, non solo perché c’è una normativa a tal riguardo da osservare. In senso più lato, si può dire che avere un pos è d’obbligo soprattutto per offrire un servizio di qualità ai propri clienti.

Infatti, sono davvero tante le persone che ricorrono ai pagamenti elettronici con carta: basti pensare alla PostePay ad esempio, oltre ai comuni bancomat e carte di credito.

Ma quanto costa avere un pos per l’esercente? Si potrebbe pensare che, una volta installato, il problema sia risolto, col pagamento di una somma una tantum. E invece esistono i canoni mensili da corrispondere, le commissioni sui pagamenti effettuati (che si possono calcolare a percentuale oppure essere fisse).

Ma tra le novità del settore ci sono anche pos che riescono ad abbattere alcuni di questi costi fissi e risultare quindi davvero convenienti. Tutto sta a capire però qual è il servizio che meglio soddisfa le proprie esigenze di commerciante o professionista.

Vediamo nel dettaglio le commissioni e la loro struttura, a seconda delle diverse tipologie di pos esistenti.

Le commissioni del pos

Chi ha un’attività commerciale molto spesso si rende conto di quanto costa il pos, solo dopo mesi dal suo utilizzo. Invece sarebbe bene stimare in anticipo un preventivo. In media un pos costa 2 mila euro all’anno, a meno di non scegliere un pos mobile – ne parleremo in fondo.

In alcuni casi si arriva a oltre 5 mila. E si stima che circa il 90% dei commercianti e liberi professionisti, non ne abbia consapevolezza.

I costi dell’utilizzo di un pos derivano da:

  • Acquisto del dispositivo oppure dal suo noleggio. In alcuni casi infatti, è possibile acquistare il dispositivo e in altri invece, il comodato è gratuito perché rientra nel canone mensile da pagare
  • Installazione. In alcuni casi è possibile anche procedere con l’installazione da remoto. Ma di solito, per quanto concerne le procedure tradizionali, è necessario che il tecnico intervenga per effettuare l’operazione a domicilio, fornire l’hardware e i codici di abilitazione all’uso al proprietario
  • Canone mensile. È una spesa fissa mensile che bisogna sostenere per continuare a usufruire del servizio. In alcuni casi è pari a zero, ad esempio per i pos mobili, ma questo a fronte di differenze nei servizi offerti, rispetto invece ai pos tradizionali. Anche in questo caso, la valutazione delle proprie esigenze di business è imprescindibile per valutare l’opzione migliore. Di norma il canone mensile non eccede i 24 euro
  • Commissioni. Si tratta del denaro che viene trattenuto ogni volta che si effettua un pagamento. La commissione può essere fissa oppure a percentuale. Nel primo caso, la banca trattiene la somma stabilita (ad esempio 20-30-50 centesimi o 1-2 euro) al di là dell’importo pagato. Nel caso invece del calcolo a percentuale, si preleva dalla transazione quanto stabilito nel contratto (ad esempio l’1%). È importante sapere che l’una non esclude l’altra ovvero può esserci una commissione fissa e all’occorrenza anche una percentuale (e viceversa).
  • Sconti. Ebbene anche gli sconti rientrano nella contabilità, per sapere quanto costa avere un pos. Nel caso di fatturati elevati, ad esempio oltre i 100 mila euro di transizioni (si pensi ai grandi supermercati), le commissioni applicate sulle singole transazioni, si riducono
  • Assistenza. Nel momento in cui si sottoscrive un contratto di gestione del pos, è fondamentale prestare attenzione a questa voce. Non sempre l’assistenza è gratuita e questo rappresenta un costo aggiuntivo in caso di necessità
  • Disinstallazione. Alcuni istituti bancari prevedono anche un costo variabile (in linea di massima tra 80 € e 200 €) per disinstallare il pos.

Struttura delle commissioni

Dedichiamo a questo argomento, un paragrafo specifico, in quanto le commissioni rappresentano la voce di spesa più onerosa, nella gestione di un pos. Infatti, tolto il costo del canone mensile (in alcuni casi eliminabile, acquistando il pos), sono proprio le commissioni che incidono di più sull’ utilizzo di un lettore di carte per pagamenti elettronici.

Le commissioni possono essere fisse oppure variabili. Ecco le tipologie principali presenti sul mercato.

La commissione può essere:

  • In percentuale (è il metodo più semplice perché basta moltiplicare la percentuale per l’incasso totale, per sapere quanto si è speso in commissioni)
  • Fissa (ogni transazione ha sempre lo stesso costo, che si tratti di 5 euro o di 5 mila)
  • Percentuale più fissa (la percentuale applicata è più bassa della media, ma c’è anche una parte fissa da aggiungere)
  • Percentuale con minimo obbligatorio (vuol dire che se la percentuale sull’importo non raggiunge il minimo stabilito, ad esempio 2 €, comunque non è possibile corrispondere di meno)

Come gestire i micropagamenti?

È innegabile, in alcuni casi l’esercente è svantaggiato dall’utilizzo del pos. Come fare dunque per risparmiare? In questi casi più che mai, è indispensabile cercare una soluzione innovativa ed economica, che permetta di offrire un buon servizio al cliente, senza però veder andare in fumo la metà dell’incasso. Si pensi ad esempio a un bar, che per obbligo, deve accettare anche il pagamento di un caffè con il pos. Se ogni transazione col pos tradizionale prevede una commissione di “soli” 0,50 €, ecco che salta metà dell’incasso di un caffè di 1 €.

Un pos economico

La domanda che qui sorge spontanea è: è possibile dunque risparmiare? In realtà è sempre opportuno rapportare le varie offerte alla propria situazione ma, in linea generale, possiamo affermare che i pos mobili a oggi sono i dispositivi più innovativi ed economici esistenti sul mercato.

Il risparmio è legato essenzialmente a due fattori:

  • Il pos si può acquistare. Una spesa una tantum, di poche decine di euro, che permette di diventare proprietari del dispositivo, come avviene nel caso di SumUp. azzerando quindi i costi mensili.
  • Si azzerano i costi di installazione. Infatti non è necessario l’intervento del tecnico, tutto si svolge da remoto, da parte dello stesso esercente
  • Niente costi fissi

Si sta cercando di incentivare il più possibile l’utilizzo del pos, in generale, che si tratti di mobile oppure fisso. Infatti il governo ha stabilito che l’esercente ha diritto a un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni che derivano dai pagamenti con carta di credito. Inoltre, le commissioni stesse si riducono, allo 0,3% sulle carte di credito e allo 0,2% sui bancomat.

Infine, si prevedono ulteriori riduzioni per i pagamenti che utilizzano il pos, per piccole somme inferiori ai 5 euro.

 

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